La Val Poschiavo, immersa in uno scenario idilliaco, oltre alla bellezza del paesaggio montano che la circonda, offre un gioiellino meno conosciuto, ma che merita di essere visitato. Si tratta del Giardino dei Ghiacciai, situato nella splendida conca di Cavaglia , ai piedi del massiccio del Bernina.
La stazione di Cavaglia è raggiungibile con il Trenino Rosso del Bernina, e si trova a circa mezz’ora da quella di Poschiavo. Una volta arrivati, basta semplicemente seguire i vari pannelli esplicativi che indicano la direzione per i Ghiacciai, che distano 10 minuti a piedi.
Alla scoperta del Giardino dei Ghiacciai
Nel Giardino dei Ghiacciai è possibile vedere le Marmitte dei Giganti che, vuotate da acqua e detriti, appaiono nella loro bellezza. Si tratta di meravigliose sculture naturali che, a causa dei detriti che vi si erano posizionati dentro nel corso dei millenni, erano a malapena visibili.
La loro presenza è stata scovata quasi per caso, perché il terreno che riempiva quella cavità, trattenendo l’umidità delle precipitazioni, risultava più umido di quello circostante.
La configurazione terrestre e la formazione delle Marmitte dei Giganti è dovuta al clima e, di conseguenza, alle glaciazioni. Come attestano infatti i molteplici studi effettuati da esperti nel corso degli anni, dopo il ritiro dei ghiacciai, avvenuto circa 10.000 anni fa, la vegetazione tornò a ripopolare le elevate regioni delle montagne. Si formarono così delle cavità dalla forma arrotondante scavate nella roccia della forra di Puntalta.
Lo svuotamento della prima Marmitta dei Giganti poschiavina, avvenuto agli inizi degli anni ’90, richiamò immediatamente un gran numero di turisti dagli inizi degli anni ’90, così si pensò ad un circuito che portasse al punto panoramico sulla Valle di Poschiavo. Così facendo le Marmitte dei Giganti diventarono un’immancabile meta.
Le visite guidate, consigliabili da giugno a ottobre, durano dai 45 ai 90 minuti.
Un po’ di storia
Durante l’Era Glaciale, l’intera Val Poschiavo era occupata da un enorme ghiacciaio, oggi conosciuto con il nome di Vadret da Palù. La morfologia attuale, com’è risaputo, è frutto della sua azione erosiva nel corso dei millenni, che ne ha modellato i profili, trovando terreno malleabile alle spalle della piana di Cavaglia. Così facendo, il ghiacciaio le pietre in movimento, sotto la pressione permanente dell’acqua preistorica del ghiacciaio, rimasero incastrate nella parte rocciose, creando un modello geologico decisamente straordinario.
Il dislivello portò alle cascate d’acqua che, con una velocità di circa 100 km all’ora, creava movimenti vorticosi, trascinando anche pietre e finissima polvere rocciosa.
Il percorso
Lungo il percorso che porta all’ingresso, sono presenti delle “sculture” artistiche ottenute con pile di ciottoli, che sembrano un semplice abbellimento artistico, ma che sono molto di più. I sassi arrotondati, infatti, sono i responsabili dello scavo delle marmitte, recuperati sul loro fondo.
Il giro, poi, permette, di ammirare la diversità delle cavità, alcune delle quali sono perfettamente circolari, altri perfettamente lisce, altre ancora profonde parecchi metri. In molte di esse è possibile vedere, sul fondo, i ciottoli che sono stati lasciati lì appositamente, in modo che si possa capire il meccanismo dello scavo.
Sulle le dorsali delle rocce montonate, inoltre, crescono i mughi, piante resinose che, durante i giorni di sole, rilasciano un profumo aromatico particolare, diverso da quelli del larice. Destreggiandosi tra rocce e mughi, è possibile arrivare sull’orlo del promontorio roccioso, uno dei punti strategici per eccellenza, visto che si affaccia proprio sulla Valle di Poschiavo, e godersi quella visita sedendosi sulle pietre quadrate che fungono da panchine.
Il rifugio Casa Cavaglia è un ottimo punto di ristoro in cui è possibile sostare per uno spuntino o un pranzo completo, godendo di una vista davvero invidiabile, da cui fare gli ultimi scatti prima di tornare a casa. E per gli amanti del trekking, in alternativa al Trenino Rosso, è possibile raggiungere Poschiavo passando per la forra del Cavagliasch, tra boschi e alpeggi.
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